“Andiamo a Berlino Peppe”…. 

No, Errata Corrige, ho sbagliato esultanza. Ricomincio: “Andiamo in finale Loti’!“, così va meglio. aria di festa e cottillons,  ameno per noi laziali, rossoneri, giallorossi, Ausilio e De Vrij, non so come possano averla presa. Caro CR7, con noi una finale te la saresti giocata! Questa è un pochino forzata lo so, chiedo venia.

“La Lazio non è quella che avete visto sabato”, così aveva esordito Senad Lulic nel post partita.

Tutti e nessuno escluso, calciatori, mister, società, erano stati chiamati al coraggio, a quel “non mollare mai”, a ritrovare la grinta persa per la strada mentre si andava sul pullman da Formello all’Olimpico per affrontare il Real Chievo Verona.

Ma chi ha assistito alla partita di sabato, ora ha la prelazione sui biglietti della finalissima? Resta il fatto che la sfuriata del Claudione inferocito, è servita a qualcosa, in primis ad espugnare San Siro…sponda rossonera!

Forse , anzi quasi sicuramente, l’obiettivo Champions League è sfumato, le sconfitte con le “piccole” alla fine ti presentano il conto, ma un anno è fatto di altro,  i sogni stantii  devono morire un po’ per far spazio ad altri nuovi.

Una stagione è fatta di tante  sfaccettature, una di queste è la Coppa Italia che non rimane fine a sé stessa, ma ti apre i cancelli dell’Europa League. La sorella meno blasonata della Champions, ma alla fine della fiera, è anche quella alla quale noi italiane, Juventus a parte, con un po’ di restyling possiamo puntare.

Ieri sera era l’ultima chance per non buttare nel gabinetto un anno e seppur si partiva col bagaglio pesante della sconfitta ridondante contro la retrocessa in B, la storia insegna che la Lazio è assolutamente bipolare. Potrebbe perdere la domenica contro la Pro Vercelli e vincere poi il giovedì con il Real Madrid.

La notte dei 4000 tifosi partiti dalla capitale, la notte della rivalsa, perché contro il Milan San Siro non può essere sempre nemico.

Nei primi 45 minuti si erano resi pericolosi i rossoneri con Calabria e Suso, due episodi sì, ma era stata la Lazio a mordere il freno, a dominare, a divorarsi più occasioni sotto porta. “Gol mangiato, gol subito”, la regola che muove il calcio e le altre stelle, stavolta non ha sbeffeggiato i ragazzi di Simone Inzaghi.

C’hanno provato un po’ tutti: Bastos, Leiva, Immobile, Correa….e poi ancora Correa…. Correa incubo di Reina.

Serviva una sola rete per sbloccare lo 0-0 dell’andata e, al minuto 58, quella rete che era nell’aria ed era in area rossonera, è arrivata portando la firma dell’argentino.

Durante la partita, in molti pensavamo;  “Dio non voglia un’altra volta ai rigori”, ma è bastato un Tucu di class e si è messo il punto.

Dobbiamo riconoscere anche i meriti a Reina, perché se il tabellone ha segnato solamente 0-1, invece che 0-4, tutto il lavoro lo ha fatto lui permettendo a Gattuso di perdere sì, ma di non perdere miseramente.

Alla fine di questa mia chiacchierata, dove non ho nemmeno detto cosa abbia funzionato e cosa meno, ma lo farò prima o poi perché sono bastardognola, rimangono solo 3 parole: sole-cuore-amore.

Errata corrige; rimangono solo 4 parole…Lazio-finalissima-Coppa-Italia!

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